Il Cantastorie on line

IL POEMA DANTESCO E LA CULTURA POPOLARE

Dante

di Giorgio Vezzani, direttore del Il Cantastorie

La lettura della più famose opere della letteratura cavalleresca (in particolare i poemi dell’Ariosto, del Boiardo, del Tasso, i romanzi dei Reali di Francia) fanno parte della cultura del mondo popolare e hanno animato, specialmente nei decenni passati, le letture collettive delle lunghe serate invernali.

Molte di quelle opere hanno inoltre ispirato numerosi autori del Maggio della montagna reggiana e modenese.

Notevole attenzione ha avuto anche il più noto poeta italiano, Dante Alighieri: la "Divina Commedia" risulta infatti una delle opere più lette, studiate e tradotte. I suoi versi continuano ad ispirare anche versioni dialettali di diverse regioni.

Ad esempio, possiamo leggere, nel dialetto milanese di Ambrogio Maria Antonini, i versi dedicati ai conte Ugolino:

Dal crapon sanguanent dell sònemis/ L'ha alzaa la bocca dopo avèsgagnaa/ Con rabbia infamma, e el s'è leccaa i barbis! (1)

oppure, nella versione reggiana dell'Inferno:

Rüfìanlèstà al libàr e chi là scrit:/ e da caldélè a nömpölètgnint./Quand Francesca lamcuntavacost,/ Paolo al sigava, e mé dal dispiaser/ a mégnü mal cacardeva ad murir,/ e sum cascà par téra come un corpmort al casca. (2)

Anche la parodia, che fa parte del repertorio dei cantastorie, è presente con Euro Carnevali che così inizia la sua Commedia:

Di cognome, Lui, faceva Alighieri/toscan, e si sentiva, il Suo idioma./ Ciarlìero come tutti Li toscani/ Egli, di versi, ne fece gran soma!, non prima di aver chiesto scusa al léttor/di quanto leggerà/E dei miei crrori/Lui mi perdonerà?/Perché, la licenza mia/è di V elementare/e poi mi hanno messo/a lavorare! (3).

Ricordiamo inoltre che l'intero poema dantesco fu tradotto anche in dialetto bolognese da Giulio Veronesi nel 1937. (4)

Si tratta comunque di esercitazioni letterarie in quanto la severità moraleggiante della Commedia poco indulgeva alla fantasia della letteratura popolare. Per questo l'esperienza di Giacomo Ferrari contadino dantista è straordinariamente unica: girò l'Italia in bicicletta come appassionato divulgatore del poema dantesco dopo avere scolpito su un tronco di legno di bosso, alto quasi due metri, dieci centimetri di diametro, versi delle cantiche dantesche.

Forse furono quei versi del quarto canto del Purgatorio che ricordano un tratto del viaggio dantesco a spingerlo a girare l'Italia sulle orme del poeta così attentamente letto:

Vassì in Sanlèo, e discendesi in Noli;/montasi su in Bismantova e in Caccume/ con esso i piè; ma qui convien ch'uom voli; (...)

(Da Sanlèo in colle presso San Marino a Noli sulla riviera ligure, dalla reggiana Pietra di Bismantova al Monte Cacume in provincia di Frosinone).

Giacomo Ferrari, con una bacchetta di legno indicava le scene scolpite di cui declamava e commentava i versi prima di raccogliere le offerte del pubblico.

Anche se non ci è dato di sapere se mai ebbe l'occasione di assistere ai treppidei cantastorie, Ferrari fu un'insolita figura di cantore e declamatore ambulante.

Tra l'altro, l'uso di una bacchetta di legno con la quale indicava le scene che poi presentava, richiama l'iconografia del cunto siciliano che mostra il cantastorie impegnato nella recitazione impugnando una bacchetta o una spada di legno.

Il saggio di Franco Sezzi inizia nelle pagine seguenti la presentazione dell'esperienza del contadino dantista Giacomo Ferrari che continuerà, nei prossimi numeri, con la testimonianza di Bruna Tartaglia, nipote di Giacomo, impegnata da diversi anni in un'appassionata ricerca rivolta a ricostituire l'archivio famigliare e artistico del nonno.

Note

1) Ambrogio Maria Antonini, Con rabbia infamma, e el s'è leccaa i barbis! II Canto XXXIII dell' Inferno tradotto in dialetto milanese, Ca’ de Sass, Milano, marzo 1984, n. 85.

2) Tiziana Soresina, La Commedia meno divina. Gazzetta di Reggio, 24 ottobre 1994.

3) Classe 1916. Ligadór, bibliotecari, cavalèr, parulèr, ecc. Scalzamtottquall ch’l’è scrétt in cal cartel e mitomeghh sol: Carnevali, detto "Quarésima" Dialettel!. Con questa succinta e ironica scheda biografica Euro Carnevali si presenta nell'antologia di poesia dialettale del gruppo de La Trivèla. Carnevali, modenese, da alcuni anni risiede nella provincia udinese: è anche autore di canzoni alcune delle quali sono state interpretate dal cantastorie modenese Giovanni Parenti. Euro Carnevali continua intensamente la sua attività poetica che ama raccogliere in edizioni da lui stesso rilegate amano. I versi che abbiamo riportato sono tratti dalla parodia del poema dantesco La sua e la mia Commedia composta nel 1995. Torino, 10 giugno 1933: Giacomo Ferrari con i] bastone della Divina Commedia e la bicicletta Wolsit con la quale girava l’Italia. (Archivio Bruna Tartaglia)

4) La Divina Commedia. Tradotta in dialetto bolognese da Giulio Veronesi. Con prefazione di Giuseppe Lipparini, Bologna, Tip. E. Neri, 1937, IX, 732 p. 19 cm.
Questo componimento dialettale è segnalato nelle Opere della Bibliografia Bolognese edite dal 1889 al 1992 che si conservano nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, classificate e descritte a cura di Gianfranco Onofri con la collaborazione di Michele Giorgio e Roberto Landi, Pàtron Editore, Bologna 1998 (n. 7033, p. 594).