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Romolo Balzani l'ultimo re di Roma

Romolo Balzani

L'attenzione alle nostre culture popolari e popolaresche tra i giovani di oggi in ltalia è più diffusa di quanto si pensi (soprattutto in ambito musicale riscuotono un notevole successo band che addirittura utilizzano solo gli stereotipi delpopolare senza esserlo o che attuano koivn talvolta piacevolmente interetniche. I Modena City Ramblers , ad esempio, mescolano gusto irlandese a tradizioni padane).

Questa non vuole essere solo una affermazione provocatoria dal momento che un senatore (il verde Athos De Luca sostenuto dallo storico Domenico Pertica) ha pensato ad un disegno di legge (d.d.l.3648, del 16/11/98) che riporta le norme per la tutela e la diffusione della canzone popolare romana.

L’assegnazione del premio Nobel per la letteratura ad un giullare del nostro tempo e delle nostre terre, Dario Fo, ci dovrebbe spingere invece verso le tradizioni italiane (come ha già fatto un vasto movimento di intellettuali tra gli anni 70 e 80) non dimenticando che in ambito letterario e musicale tutto ciò che diventa aulico e illustre e anche popolare.

Volgari, sono infatti le origini di una cultura, quella in lingua italiana, che dopo l’anno 1000 e non solo nelle corti ma anche nei comuni, ha preso lentamente forma scorporando la musica dalle parole come nelle canzoni, nelle ballate, nelle laudi e rifondendole circa sette secoli dopo nel melodramma.

Sicuramente, tornando al XX secolo la musica e la letteratura teatrale napoletana delle sceneggiato sono in ambito popolare le espressioni più conosciute da noi e all’estero. La canzone popolare romana, la tradizione degli stornellatori e le sceneggiate tipiche anche di questacultura regionale, hanno invece sempre sofferto un po’ (troppo come nel caso di Romolo Balzani) la moda dell’oscurantismo e dell’esterofilia.

Definito l’ultimo re di Roma, di origine popolare e povera Romolo Balzani (1892-1962), trasteverino plebeo purosangue di vicolo dei Chiodaroli 8, non seppe leggere - nè scrivere - tranne l’essenziale imparato da soldato - nè apprese ad annotare musica, ma divenne forse l’unico interprete genuino dell’animo popolare romano, attuando una vera e propria rivoluzione sia nell’ambito degli stornelli che in quello del teatro della sceneggiata (così scrive lo studioso Stefano Andreani, in Romolo Balzani, l99O ed. Aquila Bianca, Borgo Pio 76, Roma).

Stefano Andreani

I motivi della sua mancata fortuna presso la critica sono da attribuirsi secondo Andreani, sia ad un generico snobismo nei confronti delle tradizioni plebee sia forse al fatto che Balzani abbia vissuto i suoi anni più produttivi durante l’era fascista, ideologia che probabilmente non condivideva dal momento che nel 1943 donò il suo anello d’oro agli ebrei perseguitati dai nazisti.

Egli fu il primo cantautore a potersi freggiare (secondo il poeta Mario Dell’Acqua che molto apprezzò e stimò Balzani) di questa definizione; fu nel suo costume di carrettiere a vino col quale debuttò intorno al 1910 al Salone Margherita avendo alle spalle un gruppo di virtuosi del plettro, la maschera di ciò che era. cioè popolano in atto di rappresentare se stesso col suo canto a squarciagola e l’ironia solare, un po' cinica ma filosoficamente anche tenera propria dei romani.

Con la sua voce di una tragicità incredibile dove anche falsetto e recitativo scherzoso si mescolano cancellò la banale trivialità artificiosa degli stornelli.
Nel genere della sceneggiata, Balzani commediografo dal 1936, ne mutò la struttura rappresentandola in tre atti consequenziali: non più la canzone cantata e descritta della scena napoletana, ma una vera e propria storia al cui centro c’era una canzone come tema, arricchita da altre.

Divenne così, secondo Andreani, lo sciamano ammaliatore della tribù plebea romana. Essa percepì in lui il suo aedo, meglio sentì se stessa in lui che spontaneamente e magicamente, poichè non fu uomo di cultura ma fu cultura romana, la rappresentò facendone parte.

E` stato dunque personaggio amatissimo dal popolo tanto che i posteggiatori, i musicisti che allietavano in passato le gite festive dei fagottari (quelli che andavano nelle osterie portandosi il da mangiare da casa e lo mettevano dentro le quattro cocche del fazzoletto... si comprava solo il vino sfuso e l’acqua quasi mai) e che oggi rallegrano i tavoli dei ristoranti, dopo aver eseguito le sue canzoni più famose si spacciavano per parenti o amici intimi del loro mito.

Questo popolano capace di un’eleganza raffinata -indossa il frac dello chansonnier fine dicitore ma poi in piena luce colpisce il pubblico con la sua forte e particolarissima voce - curò anche le audizioni per il Festival di S. Giovanni che sin dai primi del secolo (tradizione purtroppo oggi decaduta) celebrava la canzone romanesca e incise per prestigiose case discografiche quali la Cetra e la Brunswick; per quest’ultima fu nell’elenco accanto ad Al Johnson. Collaborò a lungo con Aldo Fabrizi del quale musicò una celebre pupetta e lanciò la canzone inno di Silvestri Nanni ‘na gita a li castelli, poi ripresa da Petrolini che ne fece un suo cavallo di battaglia e che apprezzo e segui Balzani.

Dopo il progetto non realizzato per un film nel quale doveva fare la parte di Ciceruacchio alias il popolano Brunetti, propostagli da Mario Bonnard (tra il 1940 e il 1942), lavorò negli ultimi anni della sua vita con Visconti, Bolognini e nel 1961 Pasolini inserì una delle sue canzoni più conosciute Barcarolo romano in Accattone primo film neo-realista dello scrittore di origini friulane trapiantato a Roma.

Al di là delle polemiche se Balzani fosse più musicista che altro, sicuramente naif Paolo Pietrangeli regista e cantautore romano, presentando nel 1982 il disco Fonit-Cetra La canzone romana e (che si legge per un effetto grafico anche è ) Balzani, svela forse il mistero della scomoda o scandalosa presenza del plebeo artista della sua ghettizzazione: Roma è una città eccessiva? Balzani non conosce misure... Balzani scrive successioni di parole e di note che sarebbero imbarazzanti solo che fossero scritte da un altro; lui suscita ammirazione, non imbarazzo... Roma è una città volgare? La volgarità di Balzani è pura, rarefatta; un principio estetico assoluto, irraggiungibile...

Si può affermare che le opere di Balzani fondano in sè le caratteristiche di due generi popolari entrambi di origine provenzale, lo stornello e la canzone. Il primo che proviene dal vocabolo provenzale estorn significante battaglia, contrasto, tenzone poetica, derivante a sua volta dal francone sturm cioè assalto, è un componimento poetico in origine usato nelle gare villerecce, di natura senteziosa o epigrammatica.

Da noi si diffuse specialmente nell’Italia centrale e nello schema tipico fu composto da due endecasillabi preceduti da un quinario che rima o assona con l’ultimo e specialmente con l’invocazione del nome di un fiore.

La canzone invece (diffusasi anche nel nord della Francia sotto forma di chanson de geste, epica, amorosa e religiosa) fu di schema molto libero sia nel numero delle strofe, in quello dei versi in ogni strofa e in quello delle sillabe per ogni verso.

Entrambi affrontano tematiche d’amore contrastato lontano ma dolce e ludico come sarà poi per il melodramma settecentesco nato, verso la fine del 1600 a Roma intorno alla figura di una donna mecenate, Cristina ex regina di Svezia.
Piccoli melodrammi sono alcune delle canzoni di Romolo Balzani regolate in tre tempi nei quali si consumano, passioni, morti, ludi della plebe spesso con il richiamo ai fiori che sono allegoria della donna e anche emblema della sua città.

Barzani stornelli

Vanno ricordate soprattutto <b>Barcarolo romano dove Balzani musicò i versi di Pio Pizzicani, Passione romana con i versi di Balilla Lupo, L'eco del cuore con i versi di Oberdan Petrini, Carrettiere a vino con versi e musica di Romolo Balzani.

Concludo riportando (da Canzoni e stornelli. Omaggio a Romolo Balzani; Stampa Alternativa/Graffiti 1991 - Roma) quattro versi da Carrettiere a vino che sono appunto la sintesi del core romano di Romolo Balzani nonchè quadro della capitale:


Roma fiorita,
quest'aria che tu manni è profumata
ciò sempre qui 'n der core 'na ferita
che m'aricorda Nina mia adorata.

e due strofe da Tutti romani sempre con versi e musica di Balzani:

Pure voi sete romani tutti quanti
le vestali de 'na vorta stanno qua,
li Petroni mo' se fanno tutti avanti
e Nerone co' la lira sta a cantà.
Qui tra noi ce vedo tutti l'antenati
de tu nonno, de tu padre, stanno qua;
quelli antichi so li stessi rincarnati
semo sempre quelli de trent'anni fa...

Anna M. Simm

Assai numerose sono le incisioni discografiche di Romolo Balzani, pubblicate con varie etichette. L'interessante collana “Fonografo Italiano” della Cetra, ora riproposta dalla Warner Fonit, ha raccolto, a cura di Paquito Del Bosco, vecchie registrazioni tratte da dischi 78 giri editi tra il 1890 e il 1940. Il Compact Disc dal titolo “La canzone romana è Balzani”, presentato da Paolo Pietrangeli, comprende i seguenti brani e propone una sintesi del repertorio classico di Romolo Balzani: Barcarola romana Canzona che Canzona Un Fiore e un cuore L'omo in pericolo Pupetta Sagromania l'Eco der core E’ vero o non è vero Cià corpa mamma Serenata sincera Pè Lungotevere Stornellata romana