Il creatore del clown.
scritto da Alessandro Cervellati sulla rivista Il Cantastorie, n. 4, marzo 1971
Ultimamente la trasmissione televisiva di Federico Fellini su I clowns e il magnifico volume, sempre di Fellini, edito da Cappelli, hanno lasciato in ombra colui che per primo creò la maschera di circo e di music-hall che doveva imporsi nel mondo dello spettacolo.
Sul volume I clowns è detto alla voce Grimaldi:
Si dice che questi due (Grimaldi Giuseppe e Joe) commediante italiani del secolo XVIII, padre e figlio, eredi di una famiglia già nota nell’ambito della Commedia dell’Arte, abbiano portato per primi sulle scene inglesi la figura del clown.
La compilatrice del dizionario dei clowns, Ornella Volta, non può ignorare che se vi è un argomento documentato ed accettato, specie in Inghilterra dove il clown ebbe modo di fiorire, è proprio quello che riguarda i Grimaldi e in ispecie Joe.
I biografi del creatore del clown sono centinaia, da Dickens che ne raccolse le memorie a E. D. Forgues, da Willson Disher a Douglas Newton e non facciamo altri per non appesantire la materia di un breve articolo.
Il clown deriva da Arlecchino, figura comica universale, in un incrocio di buffoneria mediterranea con l’umorismo anglosassone: i due Grimaldi erano arlecchini originari di Genova.
Uno zio di Joe, altro arlecchino da fiera, grande saltatore, era soprannominato Gamba di Ferro
Scritturato alla Comédie Italienne durante uno spettacolo in onore d Mehemet Effendi, ambasciatore turco il nostro Arlecchino fece un tale salto che andò a colpire con un piedi
un lampadario di scena: alcuni cristalli, staccatisi per l’urto, andarono a sbattere sul volto di Mehemet; costui di natura irascibile, chiese ipsofatto l’impalatura dell’arlecchino che
non poté essergli concessa.
Il vendicativo turco, malgrado le scuse presentategli dal saltatore, lo fece bastonare dai suoi giannizzeri all’uscita dello spettacolo.
Il padre di Joe, Giuseppe, si era trasferito a Londra nel 1760 per esercitarvi la professione di dentista presso la regina Carlotta, nonchè per insegnare danza per pantomime ed esibirsi quale Arlecchino.
Di temperamento ipocondriaco, maltrattava i figli e provava un sacro terrore del giorno 14, giorno in cui temeva di morire, come infatti avvenne. Avendo lasciato scritto nel testamento che egli desiderava di essere decapitato, per garanzia del suo trapasso, alla sua morte, avvenuta nel 1788, la macabra operazione venne fedelmente eseguita.
A 64, il vecchio Grimaldi era divenuto il padre di Joe: si era nel 1772, e Joe nasceva il 18 dicembre; dopo pochi anni incaricato di divertire il pubblico negli intermezzi creò la parodia di un tipo di contadino irlandese-buffone non sconosciuto del resto nel teatro inglese fin dai tempi di Shakespeare - intercalando - i suoi lazzi con acrobazie, capriole, giochi di prestigio e balli sulla corda.
In verità Joe perfezionava una maschera già abbozzata da suo padre Giuseppe, ma rendendola viva e spassosa con una infinità di trovate.
Si disse perfino che egli alterava la tradizione coi suoi eccessi di buffoneria e le sue prodezze acrobatiche: in un’entrata si camuffava da melone, in un’altra da oca con la coda di un pavone, e le invenzioni si susseguivano, favorevolmente accolte presso il pubblico popolare e non solo da quello.
Anche Lord Byron ebbe grandissima stima di Grimaldi; fece pervenire al clown una tabacchiera d’argento sulla quale erano incise le parole: The gift of Lord Byron to J. Grimaldi.
Joe eclissò gli imitatori suoi e quelli di suo padre: Mercerot, Laurent, West Bradbury e Williamson
. La carriera di Grimaldi era durata quasi tutta la sua vita: cioè da quando all’età di 23 mesi, nella pantomima di Robinson Crosuè, in cui il padre figurava nel ruolo di marinaio e Joe in quello di piccola scimmia, impegno che nel 1782 Joe doveva conservare al Sandler’s Wells meritando un ingaggio di 15 scellini per settimana.
L’espressione mimata di tutte le passioni umane, frutto di intuizione profonda, unita ad una elasticità muscolare e ad uno sviluppo di energia nervosa insolita, fecero di lui una originalità comica che, se trovava il suo punto di partenza dalla virtuosità degli arlecchini italiani, se ne distaccava però notevolmente.
Si produsse anche al Covent Garden, in differenti periodi, in pantomime e commedie: Valentina e Orson (1806), Arlecchino e suo fratello Bacon(1820), ecc..
Gli ingaggi al Drury Lane e al Sandler’s Wells gli durarono tutta la sua vita all’attore: si esibì in questi teatri in infinite pantomime: L’amuleto di Arlecchino (1800), Il gran diavolo(1802), Barba Bleu, Madre Coca, Lodovica , Arlecchino nei suoi elementi: il Fuoco, la Terra e l’Aria (1808), Arlecchino Don Chisciotte , ecc.
Nessun comico fu capace di superarlo e il grande attore Sheridan: fece l’apologia delle sue interpretazioni nella sua pantomima di Natale, L'Amuleto di Arlecchino, e Giorgio IV, quando era principe di Galles, non gli lesinò gli elogi.
Joe non si esibì mai al Circo Astley.
La sua vecchiaia fu dolorosa: vittima di un incidente perse quasi totalmente l'uso delle gambe, e il 27 giugno 1828, al Covent Garden con Le mistificazioni di Arlecchino , diede addio alle scene sulle quali si era esibito per ben 48 anni.
Nove anni dopo moriva dimenticato e in miseria.
Carlo Dickens, come si è detto, raccolse i suoi appunti e ne scrisse la vita.
Joe aveva avuto due mogli: la prima, Maria Hugues, figlia del direttore de Sandler’s Wells, sposata nel maggio del 1798, mori l’anno dopo; la seconda, sposata nel 1802, Miss Bristow, attrice del Drury Lane gli mori nel 1833.
Questa gli aveva dato un figlio, Young Joe Grimaldi. Young, nato a Londra nel 1803, morto nel 1832, continuò la professione del padre, dopo avere esordito insieme; clown al Sandler’s Wells, al Drury Lane e al Pavillon, fu cacciato da ogni teatro per stravaganze e libertinaggio; mori pazzo.
Grimaldi Eugène, nome d’arte del clown Eugene Chordet, figlio di Raphael, partner di Footit, che si esibiva agli inizi del nostro secolo, non ha nulla a dividere con la dinastia dei Grimaldi.